I puntini… non si usano a caso
Cari amici di “Oltre”, nella nuova puntata di “MoniCattedra” vogliamo parlarvi dell’abuso e dell’uso improprio dei puntini di sospensione, che molto spesso vengono piazzati un po’ a caso in mezzo alla frase (o alla fine), come se, nell’indecisione tra un punto, un punto e virgola o una virgola si usassero i puntini con l’impressione di non sbagliare mai.
In realtà i puntini di sospensione non vanno utilizzati a caso, in quanto hanno un significato ben preciso. A differenza degli altri segni di interpunzione, non hanno lo scopo di chiarire, suddividere, definire, ma di sospendere un discorso. E nella loro funzione è insita anche la loro pericolosità, o meglio la pericolosità del loro abuso.
Innanzitutto bisogna tenere ben presente che si utilizzano tre puntini di sospensione e non dieci o venti: anche il loro uso spropositato non è corretto.
Quando vengono utilizzati? In tutti i casi in cui il discorso viene sospeso: per incertezza, timidezza, paura, per non chiarire, per alludere, per prendere tempo, oppure quando si viene interrotti. Spesso i puntini indicano una pausa che può avere un valore emotivo e psicologico: “Ebbene sì… te lo confesso… sono innamorato di te” oppure “Non so nemmeno io quello che ho fatto… ero molto confuso”.
Siccome interrompono una frase ma non la concludono, in genere dopo i puntini non è richiesta la lettera maiuscola, a meno che non siano posti alla fine di un periodo per lasciarlo indefinito: in questo caso la frase successiva inizierà con la lettera maiuscola.
In una citazione, invece, i punti di sospensione, racchiusi tra due parentesi tonde (…) indicano che in quel punto parte del testo è stata omessa.
In conclusione: usiamo i puntini con parsimonia… e solo quando sono davvero necessari.