Ma non c’è soltanto cucina, da Bagutta. Il nome stesso è ben noto a tutti i letterati per il Premio Bagutta, primo premio letterario italiano, che fin dal 1927 viene assegnato con una semplicità – non c’è regolamento, non c’è limite di genere, non ci sono bandi o uffici stampa – che lo ha reso celebratissimo da tutta la stampa e ambito – premio aristocratico com’è, consegnato nel cuore dell’inverno milanese e non nella stagione estiva come tutti i premi che ha originato – da tutti gli scrittori. E nacque per caso, in quel ristorante a Milano dove venivano a gustarsi i piatti tipici di una cucina semplice e casalinga i giornalisti e gli scrittori dell’epoca, raccogliendo le ammende, le multe, che avevano scherzosamente deciso di comminare, di comune accordo, a chi avesse saltato la propria presenza serale, magari per uscire con una donna, per un’idea, si racconta, di Orio Vergani.
E nei tanti anni in cui è stato assegnato – dal 1927 a oggi, soltanto gli anni dal ’37 al ’46 sono stati saltati – quel premio Bagutta nato per gioco in un piccolo ristorante a Milano ha onorato autori e libri (dai saggi alla narrativa alla poesia, senza limiti, nel solo spirito del “ci è piaciuto” che lo contrassegna fin dall’inizio, da quell’accordo preso fra i primi giudici dei quali solo uno – narra ancora il Vergani- “era astemio”) che tutti conosciamo e amiamo. Ricordiamone, fra tanti, solo alcuni: Il Castello di Udine di Carlo Emilio Gadda, nel 1934, Pantheon Minore di Indro Montanelli, nel 1951, i Racconti di Italo Calvino nel 1959, Storia di Tönle di Mario Rigoni Stern nel 1979, e Il Provinciale di Bocca, nel 1992.