Due casi da manuale delle lavorazioni della lamiera

Quando le vediamo dopo che sono state poste in opera, quando svolgono la loro funzione definitiva ora nel campo dell’arredo, ora in un oggetto di design, ora invece nel settore edilizio, ci sembrano tanto diverse che ci è ostico credere che abbiano la stessa derivazione; ma tutte le lamiere hanno origine dall’identico tipo di materiale, ed è solo la lavorazione lamiere effettuata sulla cosiddetta “bramma” – che in realtà altro non è che un semplicissimo pezzo di acciaio – che crea questo materiale tanto adattabile da poter essere usato così per andare a nascondere il motore e i meccanismi di un elettrodomestico, come per rinforzare un tetto.Sono, difatti, le numerose lavorazioni che possono essere praticate su di esso a fare di un materiale elementare come la lamiera – che, ricordiamolo, in conclusione altro non è che, di base, una lastra di metallo che viene lavorata per raggiungere uno spessore bassissimo, quasi fosse un foglio – la scelta ideale per così tante diverse funzioni.

E tutte queste lavorazioni iniziano similmente, a partire proprio dalla “bramma” di cui parlavamo prima, con un procedimento che prende il nome di laminazione a caldo, e consiste nel far passare la bramma attraverso serie di rulli accoppiati, sempre più vicini fra loro.

I passaggi stirano e assottigliano il blocco d’acciaio, che viene mano a mano a prendere l’aspetto e le caratteristiche della lamiera a noi tanto familiare. Su tali lastre, o sugli oggetti che ne vengono ricavati, si possono ora eseguire una serie vastissima di trattamenti, di cui possiamo citare un paio a titolo d’esempio:ZincaturaLo scopo della lavorazione che prende il nome di zincatura è quello di preservare la superficie degli oggetti su cui viene praticata. Protezione che si configura su due livelli: il primo, di tutela dall’abrasione, e il secondo, di difesa dalla corrosione.

Nella sostanza, il trattamento consiste nel ricoprire la superficie della lamiera, come con una fodera, con un sottilissimo strato di zinco: risultato che si può ottenere con due diversi metodi, uno a caldo, detto galvanico, che consiste nell’immergere gli oggetti in una vasca che contiene dello zinco fuso, e l’altro a freddo, che prende il nome di elettrolitico, dove è l’azione della corrente a strappare dalla soluzione ricca di zinco in cui è immerso l’oggetto gli atomi di quest’ultimo e farli posare in uno strato omogeneo sulla superficie della lamiera.

Burattatura
Lo scopo del trattamento a cui diamo il nome di burattatura è quello di dare una specifica finitura, che nel dettaglio può essere sia lucida come opaca, alla superficie di un oggetto, che oltre che di lamiera può anche essere di pietra, o di vetro. La lavorazione non presenta grandi difficoltà: semplicemente consiste nel sistemare tutti i pezzi in un tamburo rotante di forma cilindrica, e unirvi delle sostanze abrasive (che possono passare dalle schegge di metallo, alla sabbia, a pezzi di ceramica) immergendo il tutto in un bagno detergente. Una volta fatto girare il tamburo, i pezzi rotoleranno gli uni sugli altri, venendo abrasi dall’attrito fino a ottenere il genere di finitura desiderato.