Sono queste le parole con cui il famoso scrittore tedesco Goethe commentava, più di due secoli fa, il suo incontro con le rovine di Paestum. Fanno parte del suo “Viaggio in Italia”, il racconto dei suoi due anni passati nel nostro Paese per il Grand Tour, il tradizionale viaggio dei giovani di buona famiglia nei luoghi della grande storia e cultura prima di entrare in società. Non è difficile notare come il fascino di queste zone non sia cosa recente, ma abbia già colpito menti e animi nel passato – del resto, sono ben note le bellezze straordinarie del nostro Paese. E ancora oggi, quando decidiamo di passare le nostre vacanze in un Hotel a Paestum, stiamo
scegliendo una località che ci offre, insieme alla possibilità del meritato riposo dalle fatiche lavorative, anche centinaia di possibilità di arricchire la nostra cultura ammirando luoghi meravigliosi, e immergerci profondamente in una storia antichissima e affascinante.
E’ infatti una storia lunghissima quella dell’insediamento nella zona che ora conosciamo come Paestum: i suoi albori risalgono addirittura, a quanto hanno dedotto gli archeologi dallo studio dei reperti emersi durante gli scavi, al periodo paleolitico: questo appare evidente sia dai resti di capanne che dai veri e propri manufatti. In realtà, dalle ricostruzioni, l’ipotesi più probabile è che addirittura ci fossero non uno, ma due insediamenti vicini, siti sulla cima delle due alture che ritroviamo ancora oggi, e sulle quali sorgono, rispettivamente, il Tempio di Cerere e la Basilica.
Ciò di cui in effetti, invece, non disponiamo, sono dati precisi ed effettivi sulla fondazione della città le cui rovine oggi ammiriamo. Disponiamo però di diverse fonti storiche antiche, sebbene più tarde rispetto alla probabile data dell’evento, in base alle quali abbiamo buoni motivi per pensare che a fondare la città – che aveva inizialmente il nome di Poseidonia – siano stati dei Dori, scacciati da una maggioranza Achea, provenienti dalla colonia Greca di Sibari. Il tutto è collocabile intorno a 2600 anni fa. La città visse in effetti il suo periodo di maggior ricchezza e potenza nel quinto-quarto secolo avanti Cristo, sviluppando importanti rapporti commerciali.
Poseidonia mutò nome in Paistom, circa un secolo più tardi; la causa inattesa di tale cambiamento fu un più generale mutamento della classe dirigente della città, che cessò di essere Greca e divenne Lucana. Si tratta di un avvenimento per nulla raro, all’epoca, per le città della Magna Grecia: queste assorbivano la popolazione locale Italica come forza lavoro di basso grado e successivamente la vedevano scalare i gradini gerarchici arricchendosi con i commerci, fino a conquistare le posizioni di comando. La stessa ventura capitò a Neapolis, la città che si è poi evoluta nella nostra odierna Napoli. Non si pensi ad ogni modo che a tale cambiamento si sia accompagnata una crisi; al contrario, la città prosperò più che mai, nei commerci e nella produzione agricola, come testimoniato dalla ricchezza senza precedenti delle sepolture affrescate, e dal livello artistico elevatissimo dell’artigianato.
Rimane ancora un grande mutamento di governo e di nome prima di concludere questa piccola storia della nostra città: e avviene nel 273 a.C., quando Roma la sottrae alla confederazione Lucana prendendola nella propria sfera d’influenza, e le dà il nome definitivo di Paestum. Fra le città nacque un’alleanza profonda e importante; Paestum fornì navi alla flotta di Roma, anche in momenti drammatici della sua storia come la prima Guerra Punica, e ne ebbe in cambio, fra l’altro, il diritto, raro e ambito, di battere moneta. Fu in questa fase che nacquero le grandi opere pubbliche, dal Foro all’Anfiteatro, che ancora oggi possiamo visitare.