La letteratura è fatta da grandi personalità e, una di queste, è senza ombra di dubbio lo scrittore triestino Saba. Questo non ebbe una vita facile e, i suoi momenti più difficili, nascono dall'infanzia, che egli stesso definì essere l'incunambolo di tutte le nevrosi, ovvero il tempo in cui nascono tutte le paure e le zone d'ombra che, solo da adulti, si ritrovano. Saba crescendo e nel bel mezzo della sua adolescenza, si scontrò con le figure genitoriali, le quali si rivelarono assenti; di contro invece alla figura della balia, molto spesso presente e di cui spesso lo stesso autore parla nelle sue poesie. L'autore triestino, favorevole all'applicazione delle cure psicoanalitiche, diversamente da quanto pensava Svevo, per il quale la psicoanalisi serviva solo ai letterati, visse anche il tragico momento delle persecuzione ebraica, in aiuto della quale però, Eugenio Montale, arrivò pronto ad offrire a Saba la sua ospitalità. Insomma, Saba non ebbe vita facile ma, nonostante tutto venne battezzato come il poeta dotato della grazia suprema.
La grazia suprema
Per Elsa Morante, Umberto Saba era il poeta di tutta la vita, capace di alleggerire i dolori appartenenti agli uomini di ogni tempo. Proprio la Morante, autrice del romanzo “L'isola di Arturo”, definì Saba il poeta di tutta la vita, che sapeva vivere il dolore in maniera diversa rispetto agli altri, sapeva renderlo amico, una realtà consolatoria, leggera: proprio dove la vita si fa più turpe e difficile, il dolore non deve essere vissuto come un momento in cui crogiolarsi e rammaricarsi, bensì come un momento conoscitivo, il quale consente di scoprire un pensiero più puro dove la vita si fa più degradata. Il dolore è di fatto conosciuto da ogni essere umano, soprattutto alla luce di perdite di amici e parenti, ecco perché, proprio come dice Saba, bisogna far si che il dolore diventi nostro amico, bisogna rendere amica una verità scomoda, perché solo così riusciremo ad essere sinceri con noi stessi. Se si sta attraversando un momento doloroso Cattolica San Lorenzo saprà, logisticamente, rendere più leggero un momento difficile, attraverso il suo intervento attivo nel campo della perdita.
Elsa Morante
La scrittrice Elsa Morante aveva grandissima stima nei confronti di Saba e pensava che, quella sabiana, poesia che si serviva del quotidiano, fosse il più alto livello che la poesia potesse raggiungere. Elsa lesse il Canzoniere di Saba, pubblicato nel 1921, come uno zodiaco in cui potevano riflettersi tutte le costellazioni e quindi come una realtà in cui tutte le generazioni potevano ritrovarsi. Il rapporto che Elsa ebbe con Saba fu davvero intimo e, si concluse in un anno che vide la Morante protagonista di una certa fama: nel 1957, anno in cui vinse il premio strega per L'isola di Arturo, Elsa si dovette confrontare anche con la tragica morte di Saba.