Drusilla Tanzi era una donna di cui il noto poeta italiano, Eugenio Montale, era follemente innamorato. L'amore di questo straordinario uomo, ha condotto alla realizzazione di un componimento poetico dedicato alla moglie, dopo la sua morte. Scritta nel 1967 e inclusa nella raccolta “Satura”, questa poesia è divisibile in due strofe: la prima è composta da sette versi, mentre la seconda da cinque. All'interno del testo poetico, il noto poeta svolge un dialogo affettuoso con la propria moglie, toccando i cuori di chiunque abbia vissuto un'esperienza simile alla sua. Attraverso un'azione apparentemente banale e quotidiana come la discesa delle scale, Montale rievoca le esperienze passate insieme alla moglie e la propria vita coniugale.
La metafora del viaggio
In modo tenero, il poeta, fa riferimento alla miopia della moglie e, in una dimensione di quotidianità, ricorda anche la sua profonda saggezza e il suo buon senso. L'autore condivideva con lei la difficoltà che si trovava nelle piccole azioni, e lo faceva semplicemente mettendo a disposizione il suo braccio. Nel viaggio della vita però, dopo tanti passi percorsi insieme, lui è rimasto solo e ne sente profondamente la mancanza. “Mosca” era il soprannome che lui le aveva dato e, interessante, è l'opinione dell'autore in merito al fatto che, sebbene la moglie vedeva in maniera offuscata, in verità, le sue pupille erano le uniche a guardare la profondità del mondo. La miopia della moglie, si è rivelata edificante per il poeta, il quale grazie a lei, è riuscito a vedere e a dimenticarsi delle preoccupazioni prive di senso che in passato aveva avuto e che ora solo nulla in confronto all'assenza della propria amata. Grazie alla metafora del viaggio, Montale riflette sull'esistenza, dichiarando che la realtà non è quella che si vive con i sensi, ma è una dimensione misteriosa che va al di là delle apparenze.
Tutti perdiamo qualcuno
Montale, purtroppo, non è l'unico uomo che ha vissuto il dramma di perdere qualcuno che amava profondamente. La vita è una realtà ciclica e, come tale, vede la sua conclusione. Vivere un lutto è un passo che non si dovrebbe mai effettuare da soli: amici, parenti e conoscenti sono coloro che ci sostengono psicologicamente il nostro fardello. Organizzare per di più un rito funebre, ha delle implicazioni burocratiche ostiche che, in un momento così toccante, non tutti hanno voglia di risolvere. Onoranze funebri a Roma come la Cattolica San Lorenzo si occupa di amministrare un evento drammatico, che sia capace di dare dignità a chi è appena andato via e ad una persona che vorremmo ricordare nel modo più bello possibile.